https://electomagazine.it/viva-il-made-in-italy-purche-sia-davvero-italiano/
Compra Italiano, ma veramente Italiano. Avevamo già segnalato località di montagna dove portachiavi, souvenir, presine erano made in China. E purtroppo comprare Italiano – se solo l’azienda ha la sede legale in Italia ma i tessuti, il materiale, l’assemblaggio, la manodopera, a volte anche il disegno viene dalla Cina – non è sostenere il made in Italy e l’impresa italiana, ma è la stessa cosa di dare profitti alla Repubblica Popolare Cinese e alla sua produttività che non tutela spesso dignità, salute, stato sociale dei suoi lavoratori, ma promuove lo sfruttamento, eludendo spesso controlli di qualità, tossicità e molto altro.

Allora se dobbiamo comprare Italiano per resistere allo straniero e alla povertà, per sostenere impresa e lavoro, per rilanciare i territori e i progetti sui territori, per progettare il futuro dei giovani e delle aree depresse, per costruire una economia alternativa che boicotti il capitale mondiale e ci consenta di mangiare sicuro, di vestirci sicuro, di vivere sicuro, allora le aziende italiane si diano dei codici etici e investano sul territorio.
Compreranno coloro che hanno qualche soldo da parte, ma tanto ormai, anche grazie ai dpcm, il resto del mondo compra solo al supermercato dove la scelta è tra prodotto cinese originale e prodotto cinese di importazione, stessa qualità, spesso poca scelta e anche i costi iniziano a non essere più quelli di una repubblica popolare.
Allora recuperiamo la lana dei nostri allevamenti invece di bruciarla, esistono progetti sociali che prevedono la vendita di berretti prodotti con tale lana per girare i proventi alla difesa del lupo, ma a Saronno Markinvenio mette in pista progetti europei con finanziamento a fondo perduto per chi di fare impresa ha veramente voglia e ha delle idee. Come per esempio chi vuole reinvestire nel tessile e nella lana integrando recupero del territorio, della gastronomia, della manodopera locale, del design e abbinandovi la componente brevettuale.

È così che progetti di distilleria green sul lago Maggiore possono promuovere tradizione, territorio, innovazione, impresa e qualità.
Diranno che si tratta di un settore di nicchia per chi può spendere? Diranno che occorrono grandi numeri? Rispondiamo che chi si accontenta gode e che sarà una rivoluzione. All’inizio certamente i numeri saranno bassi, ma si può invertire la rotta e i codici etici pro territorio, pro qualità del lavoro e della vita, pro creatività e pervicacia – che una volta erano qualità italiche – potranno estromettere dal mercato interno ed esterno l’ideologia del saccheggio selvaggio a beneficio di salute, economia, cultura, relazioni sociali, lavoro.
Più offerta differente equivale a più scelta, più scelta stimola la vera innovazione, più vera innovazione stimola la qualità, più consapevolezza significa benessere mentale e rifiuto di un’economia speculativa che arricchisce pochi e ammazza molti in nome di benefico ed inebriante potere sonante. Il vero progresso, il vero benessere, il vero Eden è il guadagno per merito investito e ripartito nella società e soprattutto purché non dipenda dal sangue di innocenti ingiustamente versato.

Raul Follerau diceva che :
“nessuno ha diritto di essere felice da solo”.